Dominano la scena la sorte e una scimmia. Bisogna mantenere la concentrazione, nonostante gli imprevisti. Si tratta di ripianare perdite finanziarie, senza finire per accumularne altre. Si utilizzano carte e una batteria di strani dadi… Breaking the rules è un gioco (da tavolo) che mette in guardia dal gioco (d’azzardo). Insegnando che affidarsi alla fortuna costa molto caro. Perché una vincita può capitare a chiunque. Ma alla fine a vincere è comunque il banco: il sistema è programmato per fare utili, anche a costo di rovinare i giocatori.
Caritas Ambrosiana presenterà alla 20ª edizione di Fa’ la cosa giusta (la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, in programma da venerdì 14 a domenica 16 marzo a Fiera Milano Rho) un gioco che si potrà sperimentare sui cinque tavoli dello stand, con sessioni di circa mezzora, al termine delle quali ci si potrà confrontare con operatori Caritas sulle trappole dell’azzardo.
I visitatori che accetteranno la sfida di Breaking the rules saranno chiamati a impersonificare un giocatore d’azzardo che ha perso tutto e che tenta la fortuna per l’ennesima volta. La sua ultima spiaggia si chiama Trice, gioco d’azzardo immaginario che si gioca con diversi dadi, per cercare di recuperare la somma persa in anni di ludopatia. Durante le partite accade però qualcosa di inaspettato, che – come suggerisce il titolo – aiuta a “rompere le regole” del gioco.
Caritas Ambrosiana ha scelto di utilizzare lo strumento della gamification per trattare un problema sociale gravissimo e sempre più pervasivo. La dipendenza dall’azzardo segna in profondità le esistenze di milioni di italiani e delle loro famiglie, molti dei quali finiscono, iperindebitati, per rivolgersi ai centri d’ascolto e alle fondazioni antiusura (ormai la metà degli individui incontrati dalle fondazioni indicano l’azzardo come causa principale del loro debito).
Per far capire meglio come si cade in questo baratro, e quanto sia difficile uscirne, Caritas si è alleata con Taxi 1729, una società di comunicazione della scienza, fondata a Torino nel 2012, che trasforma contenuti scientifici considerati complessi e noiosi in strumenti e percorsi chiari e godibili. Insieme hanno studiato un gioco ancora in progress, che troverà forma definitiva nei prossimi mesi, fondato su calcoli che simulano fedelmente le basi matematiche e statistiche dell’industria dell’azzardo.
Boom on line, “Vince chi smette”
L’iniziativa di Caritas Ambrosiana è un modo divertente (ma con risvolti inquietanti: provare a giocare per credere) anche per declinare i contenuti di un’iniziativa lanciata a fine febbraio da Caritas Italiana e Fict – Federazione italiana delle comunità terapeutiche, in collaborazione con la Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” e la campagna “Mettiamoci in gioco”. Il progetto Vince chi smette intende promuovere percorsi di animazione comunitaria, con gli obiettivi di sensibilizzare sul fenomeno dell’azzardo e sui rischi ad esso associati, di costruire una coscienza critica collettiva e di promuovere azioni di prevenzione e contrasto del gioco patologico.
I record macinati con implacabile regolarità dall’azzardo (fonti: Giochi e scommesse: il labirinto dell’azzardo 2024, di Filippo Torrigiani, Cnca, e Il libro nero dell’azzardo. Edizione 2024, Federconsumatori e Cgil) hanno portato nel 2023 a quasi 148 miliardi di euro la raccolta del “gioco pubblico” in Italia (dovrebbe avvicinare i 160 miliardi nel 2024, dato in attesa di ufficializzazione, mentre le stime per il 2025 si spingono a 180 miliardi): significa che due anni fa gli italiani hanno speso per tentare la fortuna l’89% di quello che hanno speso per sfamarsi e significativamente più di quanto speso (131 miliardi) per curarsi.
Il boom di giocate e incassi è dovuto alla vertiginosa crescita del cosiddetto “azzardo a distanza”, quello che si gioca on line: grazie alla spinta del Covid, dal 2020 ha superato per volumi l’“azzardo fisico” (casinò, ricevitorie, sale scommesse e bingo, macchinette nei locali pubblici…). Via internet, nel 2019 si erano giocati 36 miliardi di euro, impennatisi a 82 nel 2023 (intanto anche il gioco fisico è tornato quasi ai livelli prepandemici), grazie al coinvolgimento di 4,1 milioni di giocatori “da remoto”. Se si considera l’intero comparto dell’azzardo (a distanza + fisico), nel 2023 le “perdite” sono ammontate a quasi 22 miliardi di euro (più o meno una legge di bilancio dello stato), essendo state recuperati dai giocatori come “vincite” circa 126 dei 148 miliardi di “raccolta” (cioè di giocate).
Briciole per l’erario
L’effetto drenante dell’azzardo sulle tasche degli italiani è dunque palese e drammatico. Ma il sistema conviene poco anche all’erario. Nel 2022 lo Stato ha incassato dai concessionari di giochi e scommesse poco più di 11 miliardi (dato destinato a essere confermato per il 2024) su poco più di 137 miliardi di raccolta (quasi 160 nel 2024): in una nota al Parlamento, la Corte dei Conti ha riconosciuto che “in materia di giochi e scommesse, deve rimarcarsi come il gettito erariale costituisca una quota estremamente ridotta rispetto alla complessiva raccolta, cioè alle dimensioni finanziarie del fenomeno”. Tutto ciò, senza considerare le spese che Stato, società e famiglie devono sostenere per affrontare i guasti (sanitari e psicologici) del gioco patologico, oltre agli effetti del mancato investimento di tali ingenti risorse in consumi più redditizi e in settori più produttivi dell’economia nazionale. In Italia, infatti, si calcola che giochino d’azzardo, almeno una volta l’anno, circa 18,5 milioni di persone: 5,1 milioni sono i giocatori “abitudinari” e “a rischio”, e tra questi ultimi 1,5 milioni sono i “problematici” o “patologici”.
«Le ricadute sociali di questa industria sono drammaticamente penalizzanti per individui, famiglie, comunità territoriali e sistema-paese – afferma Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e presidente della Consulta “Giovanni Paolo II”, che raduna le Fondazioni ecclesiali antiusura –. E le proposte governative di riforma dell’azzardo fisico e di attenuazione del divieto di pubblicità per le scommesse in occasione di eventi sportivi, di cui si discute in questi giorni, fanno temere ulteriori e deleteri passi indietro. Dal punto di vista finanziario e fiscale, lo Stato non può arrendersi al ruolo di comprimario, in una partita della quale rischiano di risultare vincitori i concessionari privati e addirittura la criminalità organizzata. Chiediamo invece passi avanti: norme più severe e monitorate, dati più tempestivi e trasparenti, comunicazione più regolata e pubblicità vietata, strategie e servizi di prevenzione e cura delle dipendenze più finanziati e diffusi: ne va della salute, anche morale, del paese».