In un periodo in cui alcuni scellerati cercano di espandere i conflitti e, attraverso i media cerano di spingere i popoli alla guerra, ci sono persone che si impegnano ad aiutare il prossimo, soprattutto quello più esposto alla sofferenza. Don Mario Perinetti, sacerdote della diocesi di La Spezia, è un esempio di coloro che, con azioni concrete, promuovono il bene assistendo le persone affette da malattie degenerative.
di Daniele Carozzi Molti lo vorrebbero santo subito. Anche se vivente. Ma lui si fa un risolino, poi spallucce e dice che deve pensare a cose serie. Perché Don Mario Perinetti si alza alle cinque del mattino, prega, dice Santa messa e dalle otto deve pensare alla sua “azienda del bene”, quella realtà di assistenza alla umana sofferenza che, da lui iniziata a Brugnato (SP), si è ormai diffusa in altre provincie liguri. Questi 74 chili di peso e 83 anni di uomo, consacrato a Dio da quando ne aveva tredici, lineamenti scolpiti e uno sguardo buono che ti avvinghia l’anima, ha raggiunto obbiettivi che profumano di miracolo. Tutto comincia da una conceria, che nel 1944 viene trasformata in assistenza per i numerosi orfani del periodo bellico; poi la struttura sarà chiusa nel 1979. Ma per don Mario, questa palazzina dell’ex orfanotrofio “Sacro Cuore” a Brugnato rappresenterà l’inizio della sua opera imprenditoriale e umanitaria. E con qualche risparmio di famiglia, l’incoraggiamento del Vescovo diocesano Mons. Silvestri e alcuni volontari, il presule amplia lo stabile per farne una Residenza destinata agli anziani della Val di Vara e della Provincia di La Spezia, arrivando in pochi anni da 50 a 146 ospiti. Sono pazienti per lo più afflitti da Alzheimer, alloggiati in confortevoli spazi dotati di mensa, ludoteca e un ampio parco soleggiato. Ma questo diavolo d’un sacerdote (e non è un ossimoro), è sempre un passo avanti. Così, quando don Mario scopre che i malati di Alzheimer si placano pensando di tornare a casa, di viaggiare nella natura o svagarsi con immagini che trasmettano serenità, al “Sacro Cuore” riproduce in dettaglio l’ambiente di una stazione ferroviaria, con tanto di biglietteria all’ingresso, scompartimento munito di sedili per i passeggeri e, sul finestrino, la proiezione di immagini con monti e pinete, ameni paesaggi, laghi e fiumi che fuggono dal treno accompagnati dai tipici rumori della strada ferrata. E l’effetto per questi anziani “viaggiatori”, con il ritorno ad immagini della loro vita passata che sembravano sfocate, è di rassicurante benessere in termini pressoché immediati.
Però il suo impero del Bene, ora denominato “Consorzio Campo del Vescovo”, di cui Don Mario è presidente, non si ferma qui. A seguito della malattia che ha colpito un suo parrocchiano, il sacerdote intende realizzare una comunità psichiatrica a Rocchetta di Vara per accogliere 60 disagiati mentali della Provincia. Ma l’impresa edile rallenta e poi cessa i lavori per difficoltà economiche. È il 1996, e don Mario si precipita in una nota banca italiana chiedendo di parlare con il direttore per trovare aiuti. «C’è un prete che vuole vederla» dice la segretaria al dirigente che pensa: “A un uomo di Dio non ci si nega”. Il presule spiega la situazione e chiarisce: «Io non voglio soldi da voi, ma vi chiedo di aiutare l’impresa che mi fa i lavori. È brava gente, con l’aiuto di Dio ce la faranno». Il dirigente, che fortunatamente non è una odierna Intelligenza Artificiale ma un essere pensante, che coniuga cuore, cervello e senso di umanità, concede all’impresa un prestito con piano di rientro. Questa si rimette in sesto e il sacerdote realizza il suo sogno.
Bussando senza sosta a istituti di credito, imprese private, enti locali e istituzioni, ai quali dice “pregherò per voi” (sentendosi rispondere, con un po’ di batticuore, “e noi preghiamo per lei…”), questa ingegnosa tonaca ha generato un vero e proprio effetto domino di assistenze sanitarie fino ad accogliere un totale di circa 600 ospiti, assistiti in numerosi comuni della Liguria (con particolare attenzione a quei disabili psichici che una mal gestita legge Basaglia aveva abbandonato a sé stessi), oltre ad un centro medico dentistico a Brugnato. E quando, come accade a don Mario, si riesce a sposare la Carità cristiana con il benessere economico, ecco la crescita di 450 posti di lavoro tra infermieri, medici, animatori, assistenti e personale di supporto. E ovunque il “don” si rechi nelle strutture per verificare, salutare, chiedere se tutto va bene o portare una parola di conforto, gli ospiti gli vanno incontro, lo abbracciano, lo ringraziano, gli stringono la mano. Lui li conosce e chiama tutti per nome. Don Mario non si ferma però qui. La prossima missione sarà quella di un Centro per anziani a Polcevera (GE), con la previsione di altri 90 ospiti. Cappellano degli Alpini, don Mario ha il passo del Bersagliere e, a parere di molti, già progetta cosa fare nei prossimi decenni… Perché i sant’uomini non muoiono mai.
Per ora il “don” si gusta un piatto di pasta, in una trattoria alla buona, con quell’oggi pensionato direttore di banca del “a un uomo di Dio non ci si nega”. Perché la loro è ormai una pluridecennale e inossidabile amicizia.