Omelia in suffragio del Santo Padre: parole di Monsignor Lauro Tisi

Testo dell’omelia che Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Lauro Tisi, Arcivescovo di Trento, pronuncerà durante la Santa Messa in suffragio di Sua Santità Papa Francesco, che sarà celebrata questa sera, mercoledì 23 aprile, alle ore 19:00 nella Cattedrale di Trento.

“Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!” (At 3,6). La vita di Francesco, successore di Pietro, si è mossa esattamente su queste orme. Il lascito più grande di Papa Francesco alla Chiesa e al mondo è la sua narrazione di Dio a partire dall’umanità di Gesù, raccontato con gesti e parole capaci di toccare la vita non solo di tanti credenti, ma anche di tanti uomini e donne cercatori di senso.

All’umanità di oggi, ben descritta dal volto dello storpio, bloccata da logiche che chiudono le porte alla speranza, ha consegnato un volto di Dio con i tratti della misericordia, del prendersi cura, del farsi carico, del rilanciare vita.

I due discepoli di Emmaus non si fidano della narrazione delle donne che raccontano che Gesù è vivo. Nel loro volto rivedo la nostra umanità dominata dalla paura, dalla logica del muro e dell’isolamento.

La voce di Papa Francesco si è alzata, profetica, per invitarci a riconoscere che “tutto è connesso” e non possiamo fare a meno gli uni degli altri. Pena l’autodistruzione. Ci ha invitati ad aprire gli occhi, soprattutto sul volto degli ultimi e dei poveri, a non lasciare indietro nessuno, invitando a rinnegare la logica dello scarto.

Ha raccontato un Dio carico di misericordia e di tenerezza, che ci spinge a incontrare l’altro riconoscendolo persona, figlio di Dio, fratello e sorella, evitando di rinchiuderlo dentro narrazioni giudicanti e distruttive.

Gesù ha aperto gli occhi ai due di Emmaus, camminando con loro e lasciandosi coinvolgere nelle loro storie, segnate da disillusione e mancanza di speranza. Papa Francesco si è fatto concretamente compagno di tanti uomini e donne segnati dalla fatica del vivere. Ne ha saputo raccogliere le istanze e, attraverso una vicinanza fatta di gesti e parole estremamente concreti, ha ridato gusto alla loro vita.

Non di minore importanza è stata la sua azione per riscoprire la nostra dimensione di popolo in cammino. Continuamente, con un’incredibile insistenza, ha spronato la Chiesa, cominciando dai vescovi, a “respirare” insieme al popolo: tutti ricordiamo l’invito a provare l’odore delle pecore, a camminare davanti, in mezzo e dietro a loro.

Straordinaria è la sua enciclica “Laudato si’” in cui ha invitato a riscoprire e il Creato, evocando San Francesco, come nostro fratello e sorella, facendo della sua custodia non una questione semplicemente ambientale ma profondamente antropologica: distruggere il Creato – ci ha ammoniti il Papa – è fare del male a noi stessi.

Le sue ultime parole, affidate al Messaggio pasquale “Urbi ed Orbi” e ribadite anche nel suo testamento spirituale, sono un vibrante appello alla fraternità, ritratto della sua intera azione pastorale: “La sofferenza che si è fatta presente nell’ultima parte della mia vita l’ho offerta al Signore per la pace nel mondo e la fratellanza tra i popoli”. Grazie, Francesco!”

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