L’Arcivescovo apre l’anno pastorale con la messa pontificale in Duomo

Si è da poco conclusa in Duomo la solenne Messa pontificale, presieduta dall’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che, come da tradizione, apre l’anno pastorale della Diocesi ambrosiana in occasione della festa della Natività di Maria, patrona della Cattedrale.

Nell’omelia l’Arcivescovo, riferendosi alle letture della Messa e richiamando alcuni temi della Proposta pastorale pubblicata in giugno (Basta. L’amore che salva e il male insopportabile), ha riflettuto sul «desiderio di bene» che ogni uomo ha nel cuore, che si confronta però con il mistero del male e con la constatazione che «i nostri propositi si rivelano spesso e presto impraticabili». «Siamo d’accordo – ha detto facendo alcuni esempi – che la guerra è insopportabile, vorremmo una città dove sia bello abitare, ci piacerebbe costruire comunità unite, ma constatiamo il nostro fallimento».

«La storia umana è una storia di fallimenti e di sconfitte del bene – ha proseguito -. Eppure lo sguardo credente legge la storia umana come storia di salvezza. Questa storia del male scoraggiante e del bene precario e fragile è la storia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Dentro il destino di impotenza e di sconfitta c’è una rivelazione dell’amore di Dio che salva».

Nell’omelia mons. Delpini ha anche denunciato la «consuetudine preoccupante di abbandonare la celebrazione del segno che Gesù ha indicato perché si celebri il memoriale della sua opera di salvezza, cioè l’eucaristia. La Messa sembra ridotta a una cerimonia che può piacere o annoiare». In questo senso, «il ricordo del Concilio di Nicea (di cui nel 2025 si celebra il 1700° anniversario, ndr), può aiutare a «correggere l’inclinazione diffusa a immaginare un Dio, senza dipendere dalla rivelazione di Gesù (…). Forse per questo il cristianesimo si presenta con una sorta di tristezza per l’elenco delle cose che si dovrebbero fare, ignorando la gioia di essere in comunione con Gesù».

Durante la celebrazione si è svolto il Rito di ammissione di tre seminaristi della Diocesi al percorso verso il diaconato e l’ordinazione sacerdotale e di otto laici che iniziano il cammino per diventare diaconi. Rivolgendosi a loro, nell’omelia l’Arcivescovo ha concluso: «Gesù entra nella storia umana come la voce amica che chiama alla sequela. La salvezza che Dio opera in Gesù non è in primo luogo un evento cosmico, ma una comunione, una relazione personale, la vocazione».

Al termine della celebrazione, poi, l’Arcivescovo, dopo avere ricordato alcuni appuntamenti che segnano l’inizio del nuovo anno pastorale, si è brevemente soffermato sulle «tante sofferenze» che si vivono «anche nella nostra Diocesi: drammi familiari, violenza nelle case, violenza nelle strade», e ancora «incidenti sui posti di lavoro, carceri che sono troppo spesso luoghi di tragedie e di difficoltà che sembrano intollerabili». «Il Signore – ha commentato – ci aiuti ad essere seminatori di pace, tessitori di relazioni che aiutino a superare queste forme di violenza. La presenza dei cristiani, l’opera della Chiesa sia un segno della benedizione di Dio».

Prima dell’intervento finale di mons. Delpini, il Vicario generale, mons. Franco Agnesi, ha ricordato l’introduzione del nuovo Messale ambrosiano, che entrerà in vigore con la prima domenica di Avvento (17 novembre), e l’avvio dei Consigli pastorali e Consigli per gli affari economici di parrocchie e comunità pastorali – rinnovati lo scorso 26 maggio – per i quali la Diocesi, in collaborazione con l’Azione cattolica ambrosiana, ha predisposto specifici percorsi di formazione.

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