A confermare il valore del libro “La sconfitta dell’Occidente” (Fazi Editore, pagg. 360, € 20) scritto da Emmanuel Todd, 73 anni, storico, sociologo e antropologo francese di fama internazionale, sono i numerosi giudizi espressi da eminenti studiosi. Ne citiamo tre, tra i tanti. Giorgio Agamben: «Forse per la prima volta con tanta lucidità ed intelligenza uno storico, attraverso l’analisi dettagliata del declino demografico, delle strutture familiari, della scomparsa della religione e del trionfo del nichilismo in ogni aspetto della vita sociale, ci obbliga a fare i conti con lo sfacelo e l’autodistruzione dell’Occidente».
Pino Arlacchi: «La più lucida, spietata e documentata analisi della crisi euroamericana degli ultimi anni. Un obbligo di lettura per tutti».
Franco Cardini: «Questo saggio è qualcosa di più di un evento intellettuale – e morale – di straordinario rilievo. È una denuncia coraggiosa e una folgorante profezia».
Lungi quindi da noi, semplici cronisti, aggiungere ulteriori espressioni d’elogio che correrebbero il rischio d’essere interpretate più come atto di riverenza che di rispetto per il lavoro del professor Todd.
In 11 densi capitoli, l’Autore dà ragione di quanto già il titolo annuncia: la sconfitta dell’Occidente, appunto.
Numerosi sono gli spunti di riflessione che il libro offre ed anche i dati che Todd snocciola sono preziosi elementi per afferrare la profondità del suo ragionamento. Si potrebbe indugiare su tanti argomenti offerti dal testo. Ci soffermiamo su quello che c’è parso più originale e penetrante per la sua acutezza e che è trattato nel paragrafo intitolato “Un villaggio chiamato Washington”.
«Tra il 1945 e il 1965, gli Stati Uniti erano guidati da un’élite omogenea, coerente e rinsaldata da legami personali», si legge a pagina 287. «Essa conservava ciò che il protestantesimo aveva di buono, controllandone gli aspetti peggiori; si sottometteva, come il resto della popolazione, a una morale comune, accettando il servizio militare e, in generale, le tasse; portava avanti una politica estera responsabile incentrata sulla difesa della libertà, eccezion fatta, va ricordato, per l’America Latina, il cortile di casa degli Stati Uniti, dove si poteva dare libero sfogo ai peggiori istinti che l’uomo sempre e inguaribilmente si porta dietro. Oggi, il villaggio di Washington non è altro che un insieme di individui completamente privo di una morale comune». Qualche riga sotto, a rimarcare il concetto, Todd aggiunge: «Gli individui che compongono il gruppo dirigente della più grande potenza mondiale non obbediscono più a un sistema di idee che lo trascende, ma reagiscono a impulsi provenienti dalla rete locale a cui appartengono».
Insomma l’establishment statunitense di questo secolo non s’è mostrato all’altezza dei suoi predecessori, soprattutto perché, questa è la tesi dell’Autore, ha perso – ma forse sarebbe meglio dire: ha cancellato – le proprie origini religiose che affondavano in quel protestantesimo di stampo calvinista che tanta parte ha avuto nello sviluppo dell’Occidente. Todd afferma insistentemente che è il nichilismo ad avere permeato le società occidentali decretandone così la fine. L’ideologia woke, portatrice delle istante del mondo Lgbtq+, è l’essenza di quel viaggio di non ritorno contro l’immortale legge naturale, che ha stabilito come la prosecuzione del genere umano stia nell’incontro tra l’uomo e la donna.
Ad onor del vero già due pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, avevano avvertito che la deriva a cui andava incontro l’Occidente era stata alimentata da uno strisciante relativismo che avrebbe poi portato al nichilismo.
Insomma i mali di cui soffrono gli occidentali hanno origine nel tradimento e, ancor più, nel rifiuto dei valori della loro religione strettamente connessa al diritto naturale . Chissà se questa verità, affermata da un autorevole antropologo, da un laico cresciuto nel Paese dei lumi, sarà riconosciuta e finalmente divulgata senza reticenze?
“La sconfitta dell’Occidente” è un testo che non dovrebbe mancare tra quelli consigliati agli studenti di Scienze Politiche, Scienze sociali e, ovviamente, di Storia contemporanea.