La missione Nato Kfor ha raggiunto più di un quarto di secolo di operatività

Generale Giuseppe Morabito membro del Direttorio della NATO Defence College – KFOR (la forza militare della NATO schierata nel Kossovo) ha celebrato nel 2024 il suo 25° anniversario. È la missione più lunga nella storia dell’Alleanza Atlantica e, in questo momento, la più numerosa. Sono stati molti i risultati positivi raggiunti, le sfide affrontate e le esperienze condivise.

Sin dalla sua istituzione nel 1999, la KFOR ha sostenuto attivamente lo sviluppo delle istituzioni locali, promosso iniziative di rafforzamento delle loro capacità e contribuito a facilitare il dialogo tra tutte le comunità. La KFOR rappresenta l’impegno tangibile, duraturo e costante della NATO per la sicurezza in tutto il Kossovo e per la stabilità regionale. Il ruolo svolto dall’Alleanza per porre fine alle lunghe e sanguinose guerre che hanno afflitto la regione dei Balcani occidentali negli anni Novanta è stato cruciale.

E’ quindi importante ricordare il contesto storico della missione.

Nel giugno del 1999 le prime forze NATO entravano in Kosovo su mandato ONU per porre fine al sanguinoso conflitto interetnico tra Kosovari e Serbi. La presenza di missioni militari internazionali di pace, umanitarie e di stabilizzazione nei Balcani cominciò già nel 1991 per attenuare i conflitti determinati dal processo di disgregazione della Repubblica jugoslava e dalla costituzione degli Stati nazionali. I conflitti che si sono determinati nell’area negli ultimi anni sono stati principalmente di natura interetnica, nazionalistica e religiosa; le crisi più drammatiche hanno riguardato la guerra serbo-bosniaca e il conflitto del Kosovo. Nelle vicende dei Balcani sono intervenute le principali organizzazioni internazionali: l’ONU, la NATO, l’Unione Europeae l’OSCE.

Nello specifico, la KFOR è stata istituita in seguito alla campagna aerea della NATO di 78 giorni per proteggere i civili e fermare la crisi umanitaria che si stava verificando in Kossovo e dopo il fallimento di notevoli sforzi diplomatici internazionali per risolvere il conflitto. La Risoluzione 1244 del 1999 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva fornito e fornisce fino ad oggi il quadro giuridico per la KFOR. La sua missione, che rimane invariata, ha il compito di garantire un ambiente sicuro e protetto e la libertà di movimento per tutte le persone che vivono in Kossovo.

Questo è stato ed è tuttora un incarico importantissimo e tutti coloro che hanno fatto parte della KFOR hanno da un quarto di secolo accettato tale sfida e hanno fatto molta strada, grazie alla dedizione quotidiana e alla professionalità dei militari di ogni ordine e grado. Senza l’impegno delle centinaia di migliaia di uomini e donne che hanno prestato servizio nella KFOR negli ultimi 25 anni, la NATO non avrebbe potuto svolgere un ruolo così centrale in Kossovo e nei Balcani occidentali.

Al suo inizio l’operazione precedeva la suddivisione del territorio kosovaro in 5 aree di responsabilità, ciascuna assegnata a uno dei seguenti paesi: Italia, Francia, Stati Uniti, Germania e Regno Unito.

È importante ricordare quanta strada è stata fatta il Kossovo e la regione dagli anni ’90, ma anche quanto sia ancora fragile la situazione della sicurezza e quanto siano ancora necessarie la KFOR e la NATO per garantire un ambiente sicuro a tutte le persone che vivono nella regione. Gli ultimi anni sono stati comunque difficili sia per il Kossovo sia per la NATO in Kossovo e si è potuta costatare la resilienza e la dedizione che caratterizza questa missione e i suoi membri nel rimanere un pilastro fondamentale per la stabilità regionale.

Le violente proteste del maggio 2023, che hanno provocato il ferimento di 93 soldati della KFOR e l’attacco contro la polizia del Kossovo il 24 settembre a Banjska, sono stati momenti difficili. La KFOR ha dovuto reagire rapidamente e ha implementato la sua presenza nella regione, con un’operazione che ha rappresentato il più grande rafforzamento della missione negli ultimi dieci anni Kosovo.

Va rilevato, inoltre, che recentemente (Novembre 2024) KFOR ha dovuto respingere la richiesta di Pristina sull’invio Forze di sicurezza nel nord del territorio, dopo l’esplosione avvenuta all’acquedotto di Ibar Lepencin. L’autorizzazione non è stata concessa sulla base della valutazione della sicurezza e delle azioni già intraprese.

Nello specifico le conseguenze dell’attentato sono state l’aumento da parte del Kosovo della sicurezza attorno alle infrastrutture “critiche” (dopo l’esplosione), mentre la Serbia ha negato il proprio coinvolgimento. Ferma condanna dell’attentato è stata espressa da tutte le parti in causa, dall’UE. Nelle settimane precedenti la stessa UE aveva auspicato che una nuova fase negoziale nell’ambito del dialogo sotto l’egida Ue potesse essere avviata entro il mese di dicembre: ma di fatto questo episodio ne frena l’impulso. Si è trattato di passi prudenti che l’Alleanza ha intrapreso per garantire che la KFOR continui ad attuare efficacemente il suo mandato ONU. Quanto indicato è ciò che la KFOR continua a fare, ogni giorno e in modo imparziale e consente di prevenire qualsiasi rischio di escalation e di rispondere in tutti i vari scenari fornendo sicurezza in conformità con il mandato delle Nazioni Unite.

Tutto ciò dimostra come l’impegno della NATO nei confronti della stabilità nella regione sia tangibile e costante (come riaffermato anche nel Concetto strategico della NATO, che identifica i Balcani occidentali come una regione d’importanza strategica per l’Alleanza). In conformità a quest’approccio appare oggi evidente la necessità che la KFOR rimanga in Kossovo finché sarà necessario perché la stabilità nella regione dipende e dipenderà dal controllo della conflittualità di tutte le parti in causa che, ci si augura presto, dovrebbero scegliere la diplomazia anziché la violenza e, soprattutto, onorare gli impegni esistenti.

La KFOR (nel 2025 e a seguire) continuerà, quindi, a creare il quadro di sicurezza necessario affinché il dialogo possa andare avanti, in modo che le questioni in sospeso possano essere risolte, a beneficio di tutte le comunità.

Storicamente va ricordato che nell’ambito di KFOR si è inoltre svolta, in Albania, la missione NATO COMMZ W (Communication Zone West), che ha avuto inizio il 1° settembre 1999 e per alcuni anni ha avuto il compito di assicurare le vie di comunicazione per i rifornimenti logistici a KFOR e mantenere i necessari contatti con le organizzazioni internazionali presenti. Nell’ambito della riconfigurazione della presenza NATO nei Balcani, dal giugno 2002, la missione è stata rilevata dalla missione NHQ Tirana, con il compito di contribuire al coordinamento tra le Autorità albanesi, la NATO e le Organizzazioni della Comunità Internazionale

Il Il Kossovo, poco più di 10mila kmq, circa come il nostro Abruzzo, che confina con Serbia, Albania, Nord Macedonia e Montenegro, rimane di assoluta importanza e centralità geopolitica per il nostro paese.

Tale considerazione negli anni non è mai calata e l’attuale Comandante, il Generale di Divisione Enrico Barduani è il 14mo Generale italiano al comando della missione e il 29mo da quando KFOR fu istituita nel 1999. Il nostro Esercito ha impegnato in tale compito di grande responsabilità (circa il 50% in totale) il meglio disponibile nei quadri dei suoi Comandanti.

Un quarto di secolo d’impegno riconosciuto in tutta l’Alleanza come encomiabile. Oggi visitando il Kossovo si percepisce che la regione vive una fase di sviluppo socioeconomico di rilievo, che era inimmaginabile 25 anni fa, e gran parte del merito è ampiamente attribuibile al nostro paese.

didascalia: Generale Giuseppe Morabito membro del Direttorio della NATO Defence College

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