Claudio Dell’Orto prete della Diocesi di Milano nel libro “Incontro alla Pasqua – Itinerario di speranza nella malattia” editrice Àncora, ci regale un diario-racconto che si occupa sia del percorso spirituale che precede la Pasqua sia del rapporto che si crea tra malattia e paziente in quanto Dell’Orto è affetto dal 2019 dalla malattia di Parkinson.
Il libro si apre con la prefazione del professore Gianni Pezzoli, Presidente della Fondazione Pezzoli per la malattia di Parkinson.
Nel libro Dell’Orto racconta il suo rapporto con la malattia di Parkinson che vede come un momento di crescita nonostante le difficoltà che impone una patologia degenerativa.
Il testo può essere letto sia come riflessione spirituale ed anche come puro racconto, quindi pur essendo l’ambito religioso e quello legato alla malattia interconnessi, si può scegliere quale delle due vie seguire se quella più spirituale o la guida ad una speranza in un percorso di malattia.
Si tratta di una sfida che genera sensazioni e domande sul rapporto con la malattia che non è una condanna alla tristezza ma può portare ad un nuovo modo di relazionarsi senza dimenticare i limiti che la malattia determina.
La sofferenza causa in ognuno di noi smarrimento e solitudine ed è fondamentale allearsi con altre persone per non sentirsi soli ed essere stimolati a proseguire nel proprio cammino.
Un proverbio recita “l’amico si vede nel momento del bisogno”; l’alleanza, l’amicizia in un percorso di malattia e ciò che ti aiuta a non negare il problema ma ad affrontarlo pur sapendo di non poterlo risolvere.
Nella vita prima o poi tutti affrontiamo la malattia; questo momento ci pone davanti a delle riflessioni sul valore delle scelte che facciamo ogni giorno e di come ci rapportiamo con gli altri; si percepisce il valore della vita guardando la realtà in modo disincantato.
La speranza nella malattia è data da tre cose: amicizie, ottimismo, fede. Per chi crede la fede è l’incontro con Gesù che da pieno senso alla propria esistenza. Don Claudio ha vissuto da “malato tra i malati” tra coloro che soffrono sia nel ruolo di cappellano sia da paziente.
Da una malattia non si può scappare o cercare di ignorarla sperando che si dimentichi di noi. L’unica possibilità che abbiamo è vivere affrontandola senza negare limiti che ci impone ma certi che un futuro esiste.