Primo momento di confronto del gruppo di lavoro “Famiglia e natalità”, promosso e coordinato dal Consigliere Regionale lecchese, Giacomo Zamperini ed al quale ha preso parte l’intero gruppo di Consiglieri Regionali FDI.
L’incontro ha visto la presenza di relatori illustri, come Giancarlo Blangiardo, Professore in Demografia presso Università Statale di Milano – Bicocca, già Presidente ISTAT, il quale ha presentato statistiche e dati sul tema denatalità. Matteo Rizzolli, Professore in Economia Politica presso LUMSA University e Istituto Pontificio Giovanni Paolo II, ha trattato gli effetti economici della denatalità. Presenti anche Alfredo Caltabiano, Presidente ANFN – Associazione Nazionale Famiglie Numerose che ha fornito un focus sui nuclei familiari numerosi ed Emanuele Pizzatti, Coordinatore Regionale Lombardia ANFN, il quale, sempre sul tema ha portato una sua testimonianza personale. L’incontro si è concluso con l’intervento del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella.
Sull’argomento si è espresso il Consigliere Regionale lecchese, Giacomo Zamperini, componente della Commissione IX Sostenibilità sociale, Casa e Famiglia di Regione Lombardia.
«Fratelli d’Italia ha chiare le sue priorità: queste sono il sostegno alla famiglia e la valorizzazione del suo ruolo sociale, oltre che il contrasto alla denatalità. – ha dichiarato Giacomo Zamperini – Per questa ragione, mi sono reso promotore dell’istituzione di uno specifico gruppo di lavoro che si occuperà proprio di fare proposte ad hoc. Sono emersi spunti importantissimi, come ad esempio quello dell’implementazione degli asili nido aziendali o della conciliazione tra famiglia e lavoro, che rappresenta una delle tematiche principali su cui concentrare gli sforzi. Non si dovrebbe scegliere tra essere genitori o realizzarsi nel mondo del lavoro. Abbiamo come obiettivo quello di arrivare all’elaborazione di una riforma normativa importante, con un focus particolare sulle famiglie numerose, che preveda delle misure specifiche a loro sostegno, oltre che alla proposta di soluzioni concrete volte a risolvere alla radice il problema della denatalità, contrastandone le cause scatenanti.»
Il tasso di fecondità esprime il numero medio di figli per donna in età feconda (15-49 anni). In un’ottica generazionale il tasso di fecondità che assicura ad una popolazione la possibilità di riprodursi mantenendo costante la propria struttura è pari a 2,1 figli per donna.
Dal 2000, Istat ha iniziato a raccogliere i dati di fecondità per provincia. Per le donne lecchesi è stato il 2010 è stato l’anno più fecondo, con un tasso di 1.60, seguito dal 2009 (tasso 1.55), dal 2011 (tasso 1.54), poi il 2012 ed il 2008 (tasso 1.53) ed infine il 2005 (tasso 1.5). Dal 2015 in avanti, la situazione lecchese è andata via via peggiorando, con tassi sempre al di sotto del 1.5. nel 2016, infatti, si è registrato un tasso del 1.41, nel 2017 un tasso di 1.47, 1.48 nel 2018, 1.34 nel 2019, 1,27 nel 2020, il 2021 ha visto un tasso del 1.23 ed infine 1.26 nel 2022.
Il primato negativo da inizio secolo si è registrato nel 2001, con un tasso del 1.21, poi il 2003 (tasso 1.22), il 2002 (1.25) ed il 2000 (1.27). Dati allarmanti e nessun segno di inversione di tendenza, anzi, preoccupanti segnali di caduta libera verso il tasso 1.1, ovvero di mancata sostituzione di chi scompare.
Ha poi concluso il Consigliere Regionale. «Problemi nuovi, richiedono nuove soluzioni. Sono ancora poco chiare le conseguenze nefaste, non solo sociali, che deriveranno dal rapporto fra la decrescita demografica e la crescita economica. Il Governo Meloni, con il Ministro Roccella, stanno facendo cose straordinarie per le famiglie, penso ad esempio alla conferma per il 2024, dello stanziamento di 60 milioni di euro per i centri estivi, così da sostenere i genitori che lavorano nei momenti più critici dell’anno, ovvero quando le scuole sono chiuse. Adesso urge un nuovo sforzo collettivo, che coinvolga anche Regioni e Comuni, prima che sia troppo tardi. Non dobbiamo soltanto difendere la famiglia da un punto di vista sociale e culturale, ma far capire che un figlio rappresenta una risorsa comune, non un ostacolo alla realizzazione della propria felicità. Serve un nuovo rinascimento demografico per sconfiggere la piaga della denatalità. Questo si può ottenere, ad esempio, partendo dalle nostre terre alte, contrastando lo spopolamento e facendo sì che le montagne lombarde siano amiche della famiglia, a misura di bambino. Una trasformazione culturale necessaria che non può più essere rimandata.»