Chi non vota non protesti perché le cose non vanno come auspica

Pubblichiamo testo inviatoci dal Generale Nicola Manca, che ringraziamo per la gentile concessione, riguardante la diserzione alle urne nelle prossime elezioni Europee del 2024. In questa nota, il Generale Manca esprime le sue preoccupazioni e riflessioni sulla crescente disaffezione dei cittadini verso il processo elettorale, sottolineando l’importanza di comprendere le cause di questo fenomeno.

Nel tentativo di individuare le responsabilità in ordine a quanto in Italia non funziona è interessante mettere in relazione due incontrovertibili dati di fatto: esiste una maggioranza di italiani che si dichiara non soddisfatta dell’attuale stato di cose e una (guarda caso) analoga maggioranza di italiani che, al grido di “votare è inutile”, diserta le urne. Da ciò si deduce che è matematicamente possibile attribuire la responsabilità dei mali italiani ANCHE alla ben definita maggioranza dei non-votanti, corrispondente al 50% circa degli aventi diritto. Ove si consideri inoltre che nei passati decenni la partecipazione al voto è stata alta nell’area del centrosinistra mentre la diserzione delle urne è stata prerogativa dell’area moderata del centrodestra, ne è derivato, in primis, che minoranze insignificanti di piccoli partiti, alleatisi tra di loro per interessi di bottega e per poco nobili spartizioni di poltrone, sono diventate maggioranze di governo; ergo, in secundis, la responsabilità per “le cose che non vanno” è attribuibile anche a quella maggioranza che per pigrizia o per libera scelta ha disertato il voto.

Morale: finché alle urne andrà un avente diritto su due, solo metà degli italiani avrà il diritto di criticare i governi in carica, e di questa metà non dovrà e non potrà far parte chi, disertando le urne, ha deliberatamente rinunciato al diritto di far pesare le propria voce.

Parafrasando il “primum vivere, deinde filosofare” degli antichi padri, si può quindi affermare che la partecipazione al voto riveste importanza prioritaria rispetto alla scelta del partito e del candidato in lizza. Partito e candidato che ovviamente sarà poi scelto secondo i personali algoritmi politici di ciascun votante o, più banalmente, come nel caso del sottoscritto/elettore e del generale Vannacci/candidato , dalla sintonia derivante dall’essere due parigrado (fatte salve le differenze anagrafiche e di altra natura) amanti dell’Italia, delle stellette e (perché no?) del paracadutismo, ma sopratutto in sintonia riguardo alle troppe “cose che non vanno” sia in Italia sia nel più ampio contesto europeo.

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