Vent’anni fa, il 7 Luglio 2003, moriva monsignor Angelo Majo. Pochi giorni dopo avrebbe compiuto 77 anni, essendo nato a Milano il 2 Agosto 1926. Commemorarne la figura è un atto meritorio e bene ha fatto monsignor Marco Navoni, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, che oggi, nella sede dell’importante Istituzione culturale, ha promosso un apposito convegno.
Nell’occasione i Prefetto ha menzionato i suoi rapporti con Monsignor Majo ricordando, tra l’altro, che era stata sua l’iniziativa di dare vita alla rivista “Civiltà Ambrosiana”.
Monsignor Navoni ha condiviso 27 anni di vita sacerdotale con Mons. Majo fin d quando, giovane prete, gli fu affidato l’incarico di cerimoniere del Duomo negli anni in cui Mons. Majo era arciprete del Duomo.
A lato della commemorazione è stato presentato il volume “Entro il battere d’ogni porta” di Gian Carlo Rivolta edito da Sugarco.
Ad illustrare i contenuti hanno provveduto i professori Gianmarco Gaspari e Benedetta Monaco e la dottoressa Antonella Ferrara.
Ordinato sacerdote nel 1949, Angelo Majo è stato successivamente vicerettore del seminario del duomo, rettore del Collegio Villoresi San Giuseppe di Monza, responsabile dell’ufficio stampa della curia arcivescovile e parroco del duomo. In questa carica, ricoperta dal 1974 al 2002, ha impiegato ogni energia per valorizzare il patrimonio di fede, arte e storia della cattedrale. Giornalista, docente di Stampa settoriale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, a lui si deve la fondazione, nel 1970, dell’Ufficio stampa della Diocesi per espressa volontà del cardinale Giovanni Colombo, che lo aveva stimato fin dai primi anni della sua formazione in Seminario.
Per valorizzare la cultura cattolica aveva anche fondato la casa editrice Ned (Nuove Edizioni Duomo) pubblicando importanti opere come una Storia della Chiesa ambrosiana e diversi volumi sulla stampa cristianamente ispirata.
Anche se più giovane di don Giussani (1922 – 2005), negli anni seminarili strinse con lui un’amicizia destinata a durare negli anni. Ne sono testimonianza le lettere che, pubblicate con Edizioni San Paolo, sono un documento prezioso di fede e di amicizia.
Monsignor Majo è stato l’esempio di quel clero ambrosiano che, fedele al Vangelo, è stato capace di suscitare affetto e stima per la Chiesa.
La sua è stata una vita segnata dal dolore fin dall’adolescenza. Aveva perso il fratello minore, deceduto nel bombardamento della scuola elementare di Gorla e il papà, investito da un’auto mentre tornava dal lavoro. Chi, come chi scrive questa nota, ha avuto il privilegio di conoscerlo e frequentarlo, non può dimenticare il volto sempre illuminato dal sorriso quando incontrava una persona. Per tutti, che fosse un eminente altolocato o un umile lavoratore, aveva sempre una parola d’incoraggiamento e un atteggiamento cordiale. Una bella figura di persona oltre che di prete convinto.
Lo scrittore Giuliano Vigini, che gli è stato vicino fin dalla nascita dell’Editrice Ned, ha avuto per monsignor Majo parole che condividiamo.
«Ciascuno di quanti lo hanno frequentato e gli hanno voluto bene», ha scritto, «avrà certamente ritagliato dentro di sé qualche particolare aspetto della sua personalità o qualche momento della sua multiforme attività culturale e pastorale. A me piace innanzitutto ricordare di lui il prete di solida spiritualità, amante dell’essenziale e alieno dai fronzoli, ben radicato nelle certezze della fede e dell’insegnamento della Chiesa, e insieme l’uomo: molto generoso con tutti, soprattutto con suore e preti in stato di maggior bisogno, in Italia e all’estero; entusiasta ed esuberante nello slancio delle idee come dei rapporti umani; trasparente e franco, incapace di contorsioni verbali, parole fumose e mezze misure, dotato di un profondo senso dell’amicizia e della riconoscenza, non dimenticando mai chi gli aveva fatto del bene».
Appassionato di montagna monsignor Majo trascorreva volentieri le sue giornate di risposo estivo a Temù, nel cui cimitero ora riposa accanto alla mamma e ad altri famigliari.