Editoriale – L’Italia ripudia la guerra e la Chiesa prega per la pace

In occasione del capodanno ebraico Rosh ha Shanah 5785 – 2-4 Ottobre 2024 l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha inviato al rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib, un messaggio augurale. Nel testo l’Arcivescovo sottolinea, tra l’altro, che «il 7 Ottobre, pochi giorni dopo la solenne ricorrenza, cadrà infatti il primo anniversario degli attentati terroristici che hanno sconvolto e segnato la vita di tante famiglie israeliane, innescando un conflitto che ancora non si spegne, e che anzi sembra ingrandirsi sempre più.

Il clima che si respira a livello mondiale sembra avere cancellato parole come pace, fraternità, fiducia, vita insieme. Anche la parola “Dio” fatica ad essere ascoltata. Con animo profondamente turbato, ci sentiamo immersi dentro un pellegrinaggio verso gli abissi del male, dell’odio, dell’ingiustizia. Avvertiamo di doverci appoggiare con forza alla nostra fede per non essere vinti dalla paura e dallo sdegno e per trovare, nonostante tutto, una via di speranza.

La Chiesa Ambrosiana – in nome del legame di fraternità che ci lega, testimoniato dai numerosi momenti e gesti vissuti insieme in questi anni – accompagna con le sue preghiere le vostre, affinché l’Altissimo asciughi le lacrime di tante vittime e dia a ognuno la forza per attraversare il buio del dolore e dello smarrimento, grazie alla luce e alla pace che Lui solo sa donare».

Parole, quelle di Delpini, che non hanno bisogno di commento, tanto sono pregnanti e appropriate. Parole in perfetta sintonia con l’appello del Papa e del patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, i quali hanno chiesto a tutti i cattolici di raccogliersi in preghiera e di digiunare il 7 Ottobre per invocare la pace nel mondo.

Non immaginiamo quanti raccoglieranno l’invito, ma che il desiderio di pace sia diffuso è evidente. L’articolo 11 della Costituzione ha pressoché l’unanime approvazione degli italiani che si riconoscono convintamente nel suo dettato: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

Giovedì 3 Ottobre, il direttore de Il Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, ai microfoni di Radiocor, l’emittente del gruppo, dopo avere premesso di «non essere cattolico» ha tenuto però a precisare che lunedì 7 Ottobre, risponderà all’invito del Pontefice. «Lo farò da laico», ha aggiunto, intendendo comunque che un segno lo vorrà lasciare.

Se un giornalista affermato e informato come Tamburini, che non ha certo bisogno di “captatio benevolentiae” del mondo cattolico, ha sentito l’esigenza di annunciare pubblicamente che raccoglieva l’appello della Chiesa, significa che è molto profonda in tutti, credenti e non, la volontà di porre fine alle guerre.

Intendiamoci: quello che accade in Medio Oriente è frutto della malsana idea di coloro che si ripropongono di eliminare Israele dalla faccia della Terra. Ovvio che la pace è un’utopia fino a quando non sarà garantita la sicurezza al popolo ebraico.

È sbrigativo e superficiale accusare gli israeliani di essere guerrafondai. Come reagiremmo, noi italiani, se vivessimo sotto la spada di Damocle di uno o più Paesi decisi ad eliminare noi e la nostra nazione? Che vita vivremmo se, ogni mattina, fossimo costretti ad accompagnare i nostri figli a scuola scortati da guardie armate?

Israeliani e palestinesi sono entrambi stanchi di violenza, morti e distruzioni.

Ecco la preghiera può essere un’arma formidabile per illuminare le menti e le coscienze dei potenti della Terra perché trovino, isolando i fautori dell’annientamento di Israele, la soluzione per una pace stabile. Allo stesso modo i potenti che governano la Nato potrebbero chiudere ogni genere di ostilità con la Russia mettendola in grado di non sentirsi più minacciata.

Perché la Nato, organismo difensivo, è andata a supportare un Paese non Nato contro Mosca? Bene l’invito alla preghiera per la pace il 7 Ottobre, purché accompagnato da un’esame di coscienza.

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