Editoriale – La coerenza degli ideali premia anche in politica

A mano a mano che si avvicinano le elezioni negli Stati Uniti si delineano con più precisione i sostenitori di Donald Trump. Finanziamenti importanti per appoggiare la campagna elettorale dei repubblicani stanno arrivando da aziende della Silicon Valley, mentre attori famosi come Clint Eastwood, Mel Gibson, Christie Alley, Charlie Sheen, Stephen Baldwin, Jon Voight e num,erosi altri hanno pubblicamente annunciato la loro preferenza per il partito dell’Elefantino.

Commentando come i repubblicani si stanno preparando ad affrontare il voto di Novembre, alcuni osservatori hanno notato che Trump, il loro candidato presidente, si sia scelto come vice, James David Vance e come sparring partner nel delicato settore della comunicazione, Elon Musk.

Vance, 39 anni, senatore, robusto intellettuale con studi giuridici all’Università di Yale, forbito nell’uso della parola orale e scritta (è autore del best seller “Elegia Americana”), può rappresentare un durissimo antagonista per i democratici destinato a durare nel tempo, una volta chiuso il ciclo Trumpiano.

Che cosa hanno in comune Trump, Vance e Mask, significativamente ritratti insieme in un’immagine pubblicata, qualche giorno fa, in prima pagina dal quotidiano “La Verità”?

La stessa visione di un mondo che, da loro stessi ripetutamente confermato, deve essere regolato in modo da garantire, senza se e senza ma, la libertà della persona. La squadra repubblicana è destinata a rimanere coesa e quindi incisiva, perché formata da vertici concordi sulla visione della vita.

Di più: Trump e Vance hanno perfettamente compreso che per far tornare l’America di nuovo grande (Make America Great Again) occorre sedersi ad un tavolo e trattare con Putin e Xi Jinping. Come a Yalta, dal 4 al 11 Febbraio 1945, i tre leader W. Churchill (Gran Bretagna), F. D. Roosevelt (Stati Uniti) e I. Stalin (Russia) trovarono un accordo per spartirsi il mondo, anche oggi tre nuovi leader Trump (Usa), Putin (Russia) e Xi Jinping (Cina) dovranno ritrovarsi per concertare un nuovo assetto planetario. Lo ha capito perfettamente Orban, capo del Governo ungherese, che si sta rivelando un politico molto più accorto della Von der Leyen, incolore pedina di quel Deep State avvinghiato ai davosani, che tanti danni ha provocato all’Europa. Rieletta alla presidenza della Commissione europea, Von der Leyen guiderà una maggioranza politica spostata a sinistra destinata a replicare gli errori del passato e ad agevolare l’ascesa di una destra radicale, soprattutto nel suo Paese, la Germania, che andrà al voto entro Settembre 2025.

Purtroppo noi europei, divisi e guidati da politicanti privi di progettualità, siamo il classico vaso di coccio destinato ad andare in frantumi. Il futuro del Vecchio Continente non può essere roseo tra tedeschi rapaci, francesi spocchiosi, olandesi opportunisti, polacchi rancorosi, spagnoli ondivaghi e noi italiani frammentati e ancora lacerati dai postumi di una guerra civile mai superata.

Il collante che avrebbe potuto tenere insieme tanti popoli c’è, ma è stato inspiegabilmente (o volutamente?) ignorato. È quella cultura giudaico cristiana raccomandata da due papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, tanto applauditi quanto inascoltati.

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