di Lorenzo Salimbeni – Le Regioni Lazio e Veneto ed il Ministero dell’Istruzione e del Merito sono stati i partner istituzionali con cui l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha svolto gli incontri in programma nel pomeriggio della seconda giornata della XXXVI edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.
Primo appuntamento con la novità editoriale del Comitato provinciale di Roma dell’ANVGD Osimo negli organi di stampa. La negoziazione del 1974 e l’adesione della Slovenia all’UE nel 1994 a cura di Eufemia Giuliana Budicin (Consigliere nazionale ANVGD), la quale ha voluto realizzare questa ampia rassegna stampa tratta dalle principali testate nazionali per fornire una nuova prospettiva sul trattato di Osimo che nel 1975 stabilì definitivamente il confine tra Italia e Jugoslavia.
«Avevo appena cominciato a lavorare come documentarista del Senato quando si cominciò a dibattere in aula sulle trattative italo-jugoslave per la definizione del confine – ricorda la Budicin – L’Italia aveva il diritto internazionale dalla sua parte nel rivendicare l’ex Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste, ma la discussione scivolava nell’indifferenza generale: Aldo Moro era a capo del governo, ma guardava al Quirinale, perciò gli servivano i voti anche dei comunisti e quindi pensò a chiudere la pluridecennale trattativa diplomatica in maniera soddisfacente per il dittatore comunista jugoslavo Tito, che tante simpatie riscuoteva nelle sinistre italiane». Lorenzo Salimbeni, Responsabile della comunicazione dell’ANVGD e moderatore dell’incontro, ha ricordato l’iter che portò a Osimo, all’insegna di un progressivo disinteressamento della classe dirigente e dell’opinione pubblica per la questione del confine orientale italiano, mentre Donatella Schürzel (Presidente dell’ANVGD Roma) ha rilevato l’importanza e l’originalità di questo lavoro nella storiografia dell’italianità adriatica: «Le testate del nostro ambiente ovviamente presero posizione contraria ad un trattato che svendeva anche l’ultimo lembo dell’Istria, è stato interessante riscontrare le sfumature della stampa nazionale, tra chi parlava di “sacrificio necessario” ed il biasimo di Indro Montanelli». Dopo il crollo della Jugoslavia, l’Italia avrebbe potuto ridiscutere i termini economici del Trattato con Slovenia e Croazia, Stati successori del regime di Belgrado, ma si giunse ad un nulla di fatto: «Quando la Slovenia chiese nel 1994 di aderire alla Comunità Europea – ricorda la curatrice dell’opera – il Ministro degli Esteri del primo Governo Berlusconi Antonio Martino ottenne ad Aquileia un accordo abbastanza vantaggioso con il suo omologo sloveno Peterle per la ridefinizione del risarcimento per i beni abbandonati dagli esuli, ma l’opinione pubblica slovena insorse e non si giunse a nulla».
Oggi la situazione sulla frontiera adriatica è caratterizzata da un clima di distensione: «L’anno prossimo Gorizia sarà Capitale europea della Cultura assieme alla slovena Nova Gorica – evidenzia la professoressa Schürzel – e poche settimane fa l’Università di Trieste ha conferito la laurea honoris causa al Presidente Mattarella e all’ex Presidente sloveno Borut Pahor, che il 13 luglio 2020 compirono dei gesti molto significativi nel riconoscimento delle reciproche sofferenze nell’epoca dei totalitarismi e degli opposti nazionalismi. L’auspicio è che con Slovenia e Croazia si possa giungere ad una mappatura delle foibe, delle fosse comuni e dei luoghi di sepoltura delle migliaia di italiani uccisi dai titini a guerra finita»
Nato a Pola e cresciuto nel capoluogo istriano durante gli anni della Seconda guerra mondiale, Claudio Bronzin chiedeva al padre un giocattolo o di poter fare qualcosa di eccezionale, la risposta era sempre “In tempo di pace”. E In tempo di pace è il titolo del libro che le professoresse Daniela Velli e Beatrice Raveggi hanno dedicato a Claudio Bronzin, raccontando la sua storia di esule e di testimone della strage di Vergarolla, la più cruenta nella storia dell’Italia repubblicana, ma con un ricco apparato di testi e di applicazioni multimediali pensati per gli studenti: «Quest’opera è fresca vincitrice del Premio Tanzella nella sezione Testimonianze – ha ricordato Alessandro Cuk, vicepresidente nazionale dell’ANVGD che ha moderato l’incontro svoltosi allo stand dell’Associazione Editori Veneti – e raccoglie in effetti una testimonianza molto importante declinata pensando alla scuola». La professoressa Velli, la quale è anche Presidente dell’ANVGD Firenze, da anni svolge progetti didattici in occasione del Giorno del
Ricordo nelle scuole della Toscana ed ha voluto mettere a frutto la sua esperienza: «Claudio Bronzin adesso è il mio vicepresidente, l’ho conosciuto quando Simone Cristicchi portò Magazzino 18 in scena a Scandicci e lui si mise a fronteggiare dei contestatori che volevano impedire lo spettacolo. È un testimone che ha parlato davanti a migliaia di studenti nel corso degli anni ed abbiamo voluto lasciare ampia e documentata traccia di quello che racconta». Se la Velli è discendente di esuli, la professoressa Raveggi è giunta per altre vie ad appassionarsi alla storia dell’italianità adriatica nel Novecento: «Frequentando i seminari di formazione e la scuola estiva organizzate dal Tavolo di lavoro Ministero dell’Istruzione – Associazioni degli Esuli ho affinato le mie conoscenze che ho poi approfondito autonomamente, accettando poi la sfida di realizzare con Daniela questo libro che sta riscuotendo molto successo in ambito scolastico e non solo». Nelle pagine del libro trova ampia trattazione la strage di Vergarolla: Bronzin non solo era lì quel terribile 18 agosto 1946, ma era anche amico di uno dei due figli del dottor Micheletti morti in seguito all’esplosione che uccise oltre 100 polesani, tra i quali tantissimi bambini appunto, che assistevano sulla spiaggia alla Coppa Scaroni.
Allo stand del Ministero dell’Istruzione si è svolto il terzo incontro di questo intenso pomeriggio, dedicato al ventennale dell’istituzione del Giorno del Ricordo. Lo storico Gianni Oliva ha messo in evidenza che dopo quel 30 marzo 2004 in cui la Legge 92 istituì la ricorrenza civile del 10 Febbraio la ricerca storica si è dedicata al confine orientale sull’onda delle innovazioni storiografiche che negli anni Novanta fecero seguito alla caduta del Muro di Berlino: «Nel 1991 Pavone definì “guerra civile” quella che si consumò in Italia tra il 1943 ed il 1945, destando polemiche, ma avviando una nuova stagione storiografica. Purtroppo resistono ancora pregiudizi in base ai quali occuparsi delle foibe è “di destra” e studiare il fascismo è “di sinistra”, mentre ritengo che non si debba dare alcuna visibilità alla sempre più sparuta pattuglia di negazionisti». Lorenzo Salimbeni dando la parola ad Alessandro Cuk, che è pure critico cinematografico, ha ricordato che il Presidente Mattarella ha riconosciuto in occasione del Giorno del Ricordo di un paio d’anni fa alle Associazioni degli esuli il merito di aver custodito per decenni la memoria ed il ricordo delle foibe e dell’esodo mentre per il resto d’Italia l’argomento era sconosciuto: «In questi ultimi 20 anni sono fioriti documentari sulla nostra storia, non solo inerenti le grandi vicende storiche, ma anche attinenti personaggi istriani come le attrici Alida Valli e Laura Antonelli. Rosso Istria ha portato sul grande e sul piccolo schermo la tragica vicenda di Norma Cossetto mentre in concomitanza con il Giorno del Ricordo 2024 la fiction RAI La rosa dell’Istria ha raccontato in prima serata l’esodo riscuotendo un’alta percentuale di audience». Oliva ha quindi rilevato l’importanza delle Linee guida per la didattica della frontiera adriatica licenziate dal Ministro dell’Istruzione Bianchi nel 2022: «Il confine rappresenta una linea di divisione tra Stati, il concetto di frontiera è più ampio e meglio definisce le dinamiche di una regione multietnica come la Venezia Giulia, il Carnaro e la Dalmazia. Nessuno ha voluto imporre un’interpretazione univoca di questa complessa storia, qui ci sono indicazioni multidisciplinari che forniscono spunti ai docenti» Dopo che Salimbeni ha ricordato le recenti innovazioni apportate alla L. 92/2004 con particolare riferimento all’impulso dato ai Viaggi del Ricordo, Cuk ha, infine, ricordato la collaborazione che l’ANVGD ha avviato con M9 – Museo del ‘900 di Mestre in cui c’è già un’esposizione multimediale temporanea a cura dell’ANVGD nell’area EDU ma procedono i lavori per realizzare un settore dedicato al Novecento della frontiera adriatica.
La presenza dell’ANVGD al Salone del Libro significa anche aver portato La Bancarella. Salone del libro dell’Adriatico orientale in questa prestigiosa cornice: tale rassegna libraria, realizzata allo Stand T169 del padiglione Oval in collaborazione con il Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata, coinvolge sempre più visitatori, tra cui docenti e giornalisti, che possono accostarsi alle più recenti pubblicazioni dell’associazionismo giuliano-dalmata.