Editoriale – L’affascinante mistero della Pasqua

Inizia oggi, Venerdì Santo, il triduo pasquale che culmina domenica con la Resurrezione di Gesù Cristo, la festa più importante della fede cristiana. Mai come in questo 2025 il mondo, soprattutto quello occidentale, ha bisogno di fermarsi per tornare a riflettere sui principi enunciati in quei quattro libricini scritti duemila anni fa dagli Evangelisti.

Ciò che noi vediamo sono il dilagare di brutalità, violenza, sopraffazione, frode, cupidigia, mentre rimane sottotraccia il tanto bene, che pure esiste. Le guerre russo-ucraina, arabo-israeliana, quelle civili in Myanmar, in Sudan, il conflitto nel Maghreb, nel Sahel e in Messico non sono il tornaconto, l’interesse di sparute minoranze?

L’avversione per l’umanità è un progetto che il Forum economico mondiale di Davos persegue con cinica costanza. Qualcuno di quelle parti è arrivato a sostenere che, tra poche generazioni, la stessa scienza, votata al transumanesimo, completerà ciò che neppure Cristo è stato capace di fare: vincere la morte.

Siamo alla riproposizione del fatale errore di Lucifero, il più bello degli angeli che promosse la ribellione a Dio e, sconfitto dall’arcangelo Michele, precipitò all’inferno diventando il capo dei diavoli.

L’umanità sta male perché ha dimenticato ciò di cui ha più bisogno: la presenza divina. I cristiani, molto più dei credenti in altre religioni, hanno il dovere di riscoprire le origini della loro fede tenendo sempre ben presenti le parole dell’evangelista Giovanni: «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno».

La Pasqua porrebbe essere vissuta come una scommessa: quella di credere che davvero Cristo è risorto assicurando la stessa sorte a tutti coloro che a Lui si affidano.

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