Inaugurazione anno accademico Università Cattolica del Sacro Cuore. Messa in Sant’Ambrogio presieduta dall’Arcivescovo Delpini

Nella Basilica di Sant’Ambrogio si è tenuta oggi, venerdì 17 Gennaio, la Messa per l’inaugurazione dell’anno accademico 2024-2025 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La celebrazione è stata presieduta dall’Arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e concelebrata da mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, che ha rivolto ai presenti un saluto introduttivo, e dall’abate della Basilica, mons. Carlo Faccendini.

In qualità di presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica, mons. Delpini porterà il suo saluto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico che avrà luogo questa mattina alle 11 nell’Aula Magna dell’ateneo. Dopo il discorso inaugurale della prof.ssa Elena Beccalli, rettrice dell’Università, interverranno anche Leymah Gbowee, premio Nobel per la pace 2011, e il professore Ernest Aryeetey, già Segretario generale dell’African Research Universities Alliance.

Nell’omelia l’Arcivescovo si è anzitutto soffermato sui rischi dell’eccessiva burocrazia che, anche in una università, «può degenerare in un sistema che mortifica la libertà, gli slanci creativi e i rapporti umani».

Prendendo spunto dal brano evangelico letto poco prima, la chiamata dell’apostolo Matteo, ha poi posto l’attenzione sui rischi – presenti anche nel mondo cattolico – di una “cultura seduta”, che «visita la sua storia come si trattasse di un museo, senza lasciarsi contagiare dal fremito, dall’ardore, dalla temerarietà dei percorsi. Una cultura seduta, cioè incline a evitare le domande inquietanti, esitante e imbarazzata nel professare la propria originalità, timida nel proporsi, così rispettosa dei luoghi comuni e del politicamente corretto da essere irrilevante».

Al contrario, mons. Delpini ha invitato a valorizzare «una cultura che si alza in piedi e segue Gesù, si mette in cammino, si fa carico di una visione originale della fame della gente, del potere dei potenti, della normatività della legge, del senso della storia, della vocazione delle persone. Una cultura disponibile a essere impopolare come lo è stato Gesù, perseguitata, come hanno perseguitato Gesù, missionaria, come è stato missionario Gesù» ma che è capace anche di «ascoltare la cultura del tempo, apprezzare ogni singola scintilla di luce e camminare insieme con tutti i fratelli e le sorelle per attraversare il tempo e cercarne il compimento».

Infine, richiamando la tematica dell’anno giubilare appena iniziato, l’Arcivescovo ha concluso: «Il Signore ci chiama a seguirlo e a essere promotori di quella cultura che si alza in piedi e segue Gesù, come pellegrini di speranza». 

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