Il libro “Sulle tracce dell’assente”, scritto dal religioso pavoniano Giovanni Battista Magoni, direttore delle Edizioni Àncora, esamina l’opera di Krzysztof Kiesowski (Varsavia 1941- Varsavia 1996), il grande regista, sceneggiatore, scrittore nonché documentarista polacco.
Nel libro si analizzano opere come il decalogo “Film Blu, Film Bianco, Film Rosso” e “La doppia vita di Veronica” dove si mette in risalto la passione del cineasta per l’umano.
Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia, Orso d’argento al Festival di Berlino, Kiesowski s’è fatto apprezzare come interprete di un cinema d’impegno etico espresso da un artista laico ma con lo sguardo rivolto al Trascendente.
La scelta dei tre capolavori del Regista polacco analizzati da Magoni si basa sul fatto che rappresentano l’archetipo dell’opera stessa del Cineasta sulla comprensione dell’esistenza, sul senso della vita, della libertà e dell’etica, sul destino, sul rapporto tra fede e ragione come interpretazione critica della realtà.
Lo scopo del libro nel valutare l’opera di Kiesowski è la ricerca del trascendente, quindi di Dio, in quella che è l’immanenza, ossia la realtà del quotidiano dove Dio si comporta come l’”assente”.
Il cinema di Kiesowski è il cinema “dell’inquietudine morale”, che come corrente cinematografica nasce in Polonia negli anni Settanta del secolo scorso.
In essa si rappresenta un mondo privo di valori etici in cui il singolo individuo combatte una battaglia contro le menzogne e le contraddizioni del socialismo.
La descrizione della realtà era diventata una necessità dato che in quanto reale poteva essere giudicata.
La svolta nell’opera di Kiesowski dal documentarismo al cinema dell’interiorità avviene con l’incontro di un avvocato che difendeva gli esponenti del sindacato Solidarnosc, Krzystof Piesiewicz, di fatto diventato poi il cosceneggiatore dei suoi film.
Il cinema dell’interiorità porta il Cineasta a valutare la realtà non più come semplice osservazione dei rapporti interpersonali, ma come studio dell’interiorità dei personaggi per arrivare a cogliere la verità dell’uomo.
Ciò che Kiesowski vuole fare è catturare l’essenza dell’essere umano, ciò che è dentro di noi e che ci definisce.
Conoscere se stessi è difficile, come annotato già da sant’Agostino nelle “Confessioni”, nelle quali il Vescovo d’Ippona afferma di «essere diventato per se stesso un grande punto interrogativo».
Il libro di Magoni non ha l’intento di inserire Kiesowski tra i credenti o gli agnostici in quanto al Regista polacco non sono attribuibili schemi predefiniti.
Per Kiesowski la vita è un libro aperto, ma ciò che più colpisce è la sua capacità di superare le contrapposizioni tra ragione e fede senza peraltro svelare il mistero dell’esistenza, come se per gli essere umani il «paradiso è ancora lontano».
Sulle tracce dell’assente – pagg. 265 – 22.00 euro