Questo quanto viene proposto dalla Fondazione Sinderesi di Lecco.
La Fondazione Sinderesi di Lecco propone a studenti e docenti un corso di formazione etica sulla legalità
“Mio fratello, Mons. Samuele Sangalli, officiale della Santa Sede e docente universitario presso le università Gregoriana e Luiss, è il fondatore nonchè presidente della Fondazione culturale Sinderesi che opera in Italia e all'estero con sede a Lecco”, racconta il prof. di matematica Saulo Sangalli che insegna all'Istituto Badoni di Lecco.
Una persona davvero autorevole...
“Una persona speciale e umile che ha trovato in madre Teresa Gospar e padre Michele Pinto i suoi educatori spirituali. Madre Teresa e padre Pinto sono due grandi apostoli contemporanei che hanno saputo accogliere le povertà e le ferite del prossimo al fine di trasformare ogni realtà come evento di Grazia e di opportunità per crescere come comunità di persone e non di individui”.
“La Fondazione” continua il professore “è nata 2 anni fa per sviluppare idee e diffondere i valori della cittadinanza attiva. Le Autorità locali, il Politecnico e il mondo economico lecchese si sono resi disponibili a collaborare per promuovere legalità e progresso.
Credo sia importante per il nostro territorio riflettere, studiare, capire la complessità della globalizzazione e della giustizia partendo dalla scuola per dare a tutti delle possibilità rispettando le regole”.
E' necessario infilarsi anche il grembiule...
“Certo. Infatti la Fondazione sviluppa il suo lavoro intellettuale in tre ambiti concreti: la formazione alla cittadinanza attiva e responsabile, preparando e accompagnando giovani e adulti alla corresponsabilità civile e professionale; la formazione alla convivenza e al dialogo tra culture e religioni diverse, contrastando il pregiudizio e la discriminazione attraverso un'opera di dialogo, matura conoscenza e reciproco apprezzamento; la formazione alla solidarietà verso chi soffre ed è più sfortunato, operando per rimuovere le cause di emarginazione e favorendo il reinserimento nelle normali dinamiche sociali.
In sintesi, tutto ciò significa diffondere la cultura dell'onestà e il valore della coscienza come embrione di giustizia”.
Sinderesi è un termine greco che significa vedere, osservare...
“Sinderesi indica la capacità dell'uomo di formare i concetti per arrivare a un ideale di cultura e di organizzazione del sapere in favore del bene comune” afferma il prof. Sangalli.
Lunedì 15 Gennaio 2018 alle ore 14.30, nell'aula Gialla dell'Istituto Badoni sono presenti i relatori: dr. Patrizio Armeni, ricercatore e docente dell'Università Bocconi e SDA, IES Professor of Leadership e la dr.ssa Rosa Frammartino, consulente Educational e Animatrice di 'Noi -cittadini e comuni reggiani- contro le mafie', davanti a un numeroso e attento pubblico di educatori e insegnanti di Lecco.
Il Dirigente scolastico Angelo Benigno De Battista apre il percorso di formazione etica su: 'Praticare la giustizia, vivere la legalità' con lo scopo di promuovere processi di conoscenza e consapevolezza sull'impatto negativo che i comportamenti illeciti e corruttivi producono nella vita dei singoli e della collettività.
Mi viene in mente San Girolamo che definì la sinderesi 'scintilla coscientiae', ovvero luce della coscienza. E questa luce permetterebbe di conoscere il bene provando rimorso per il male compiuto e di percepire così la pratica della giustizia.
Secondo i dati del 2015 di World Bank Group, l'Italia è il terzo paese del mondo, dopo Messico e Turchia, per evasione fiscale. La media europea di consumo del suolo è del 2,8% da noi è oltre il 7%. Per investimenti alla cultura l'Italia è il fanalino di coda in Europa. 150miliardi è stimato il valore del business mafioso derivante dai traffici illeciti di droga, rifiuti tossici, contrabbando, appalti truccati, esseri umani...
C'è una spaccatura tra l'Italia delle regole e l'Italia dei furbi e degli impuniti sullo sfondo della palude degli indifferenti...
La questione economica-sociale senza regole è palesemente a favore dei soliti, quelli che senza regole sono e rimarranno sempre in posizioni di privilegio se non di sopraffazione e sfruttamento a discapito di coloro che delle regole hanno bisogno per crescere in diritti e opportunità.
Nelle nostre classi sentiamo spesso l'esclamazione: “Non è giusto!” da parte degli alunni. L'insegnante sa che ciò che è giusto o sbagliato i ragazzi lo imparano in famiglia e poi osservando il comportamento degli adulti.
La scuola però è il luogo dove si impara a convivere con gli altri, ad agire nel gruppo dei pari con rispetto, a comprendere il significato di legalità, che non è quello di distinguere i ladri dalle guardie, ma è la condizione della coscienza che ci permette di condividere le scarne risorse e di vivere sereni.
Allora come si può spiegare la legalità nelle classi?
E' istantanea la risposta: non si può spiegare, la si pratica, con la coscienza civica che rifiuta la rassegnazione e il 'quieto vivere', cioè il 'non mi importa cosa c'è fuori dal mio io, basto a me stesso e non pesto i piedi a nessuno...'.
Bisogna avere il coraggio di insegnare la coerenza della giustizia affinchè ciascuno possa sperare di avere il suo.
Ogni classe può diventare così una preziosa occasione di scambio dove l'educazione, attraverso la corresponsabilità, diventa legalità per condividere con gli altri i doveri che sono i mattoni per costruire una società giusta nei diritti.